- Fermo 1 novembre.-Basta flessibilità e abbassamento dei costi. Basta fuga dei cervelli e soprattutto dei giovani all ‘estero. Per superare la crisi di molti comparti produttivi marchigiani, e reggere la sfida globale occorre puntare sulla valorizzazione reale del capitale umano oltre che sull ‘innovazione tecnologica . Parola dell’ imprenditore calzaturiero fermano Giampietro Melchiorri, vice presidente di Confindustria Centro Adriatico ( Ascoli e Fermo ).
‘Il Fermano si conferma da recenti studi- sostiene Melchiorri- un territorio ad alta concentrazione manifatturiera con un tasso di industrializzazione del 13,7%. Un dato che pone il nostro distretto al terzo posto in Italia, dietro solo Vicenza (l’oreficeria è il traino statistico) e Prato, con oltre un punto percentuale di vantaggio su Treviso.’
Partendo da queste premesse il.vicepresidente degli industriali fa alcune riflessioni:’Un problema strutturale ormai insito nel nostro sistema è la ridotta mancanza di competitività internazionale delle imprese a causa della ridotta dimensione. Ma non solo, a parte il calo dell’export, che solo nel terzo trimestre è tornato ad avere il segno +, grazie a Germania, Francia e Svizzera (+3%) nel settore chiave del calzaturiero, c’è anche un problema di valorizzazione del capitale umano.
Le aziende sono di piccola dimensione – ricorda Melchiorri – e spesso di medio-bassa tecnologia. E anche nelle più grandi, la domanda di capitale umano formato è inferiore alla media nazionale: 15,7% rispetto all’11,9%”. Questa situazione deve farci riflettere: non possiamo continuare a cedere i nostri migliori giovani all’estero o, semplicemente, a realtà a noi vicine ma più dinamiche e pronte a investire in tecnologia e processi gestionali. ‘ E qui l imprenditore calzaturuero arriva al punto chiave : ‘La soluzione per i nostri prodotti non è l’abbassamento dei costi e del lavoro, ma una maggior valorizzazione delle sue peculiarità, il che significa anche un potenziamento della comunicazione, della commercializzazione e del servizio offerto all’utente, fattori che aiutano poi a comprendere meglio il prezzo con cui siamo sul mercato.
Abbiamo un potenziale in casa – aggiunge – l’Università Politecnica delle Marche con il corso in Ingegneria Gestionale, ma non lo sfruttiamo. Il primo salto culturale del nostro distretto deve essere a livello di capitale umano. Poi si può davvero ragionare su una economia di rete, ormai fondamentale per reggere l’urto internazionale.’
Se poi il calzaturiero resta la base economica del Fermano, ci sono comunque settori dinamici e in crescita come la plastica, la meccanica e la meccatronica, il settore salute e la parte dell’agroalimentare, su cui – conclude Melchiorri ‘è necessario sempre più puntare anche come associazione di categoria. Dobbiamo fare in modo che il dato iniziale del peso della manifattura sul sistema economico fermano torni a essere il valore aggiunto e non il rischio implosione per l’incapacità di reggere il mercato internazionale, per noi fondamentale.’