Da Italia Nostra- Sezione di Ascoli riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Ascoli.- “Ancora una volta si torna a parlare della condizione della Villa Sgariglia di Campolungo. Niente di nuovo come proposte. La destinazione , pur dopo le infelici esperienze pregresse, rimane quella della destinazione di tipo residenziale turistica del complesso.
Si era partiti nell’anno 2000 quando, in occasione del Giubileo a Roma, vennero distribuite, come al solito, risorse a pioggia in tutta Italia per favorire la realizzazione di strutture destinate ad ospitare le torme di pellegrini diretti a Roma per lucrare le indulgenze giubilari.
Così ad Ascoli venne assegnata la bella somma di 2 miliardi di lire per destinare la sontuosa Villa Sgariglia a ospizio dei pellegrini. Naturalmente , stante la destinazione per così dire povera, era prevista la realizzazione dei bagni al piano e non nelle singole camere. Naturalmente, in corso d’opera, si comprese l ‘erronea destinazione del complesso stante la totale mancanza di pellegrini in transito da Ascoli diretti a Roma. Si optò per una ristrutturazione di diverso tipo: non più ospizio per i pellegrini, bensì, stante il prestigio della costruzione , albergo di elevato standing per clienti danarosi.
Ma purtroppo non fu fatta probabilmente alcuna indagine preventiva sulla entità dei flussi turistici attivabili. Il che determinò entrate limitate non in grado di assicurare un’accettabile copertura dei costi di gestione della struttura. Si ritenne di superare l’ostacolo pensando di utilizzare la struttura per le cerimonie nuziali( all’epoca i matrimoni si celebravano ancora e della corona virus non si conosceva l’esistenza in quanto ancora nascosta in qualche angolo remoto della Cina). Purtroppo, per complicare le cose, mancava un spazioso locale per ospitare gli invitati alle cerimonie nuziali. Fu autorizzata (da chi?) la realizzazione di un immenso gazebo in strutture metalliche che coprì per tutta la sua lunghezza il terrazzo posto al primo piano della villa, arrecando in questo modo un danno enorme all’armonia e al decoro del capolavoro di Lazzaro Giosafatti.
Ma anche questa soluzione di ripiego non produsse probabilmente risultati positivi. La conseguenza fu la chiusura dell’attività e l’abbandono al degrado della splendida villa peraltro non più tale per la presenza inquietante dell’immenso gazebo.
Ora si torna al punto di partenza : non più ospizio per i pellegrini, non più albergo di qualità, bensì struttura ricettiva “ country house” , locuzione che tradotta in italiano volgare significa “casa di campagna” anche se di lusso..
Guai a pensare a qualcosa di differente: per esempio destinare la Villa a sede del Centro di Studio e Coordinamento del Sistema delle Risorse Culturali delle Terre della Primavera Sacra e della Riviera delle Palme e dei Dieci Parchi Culturali ed Ambientali ( tra cui quello della Ville Nobiliari Picene) individuati come moduli nell’ambito del Sistema. Al massimo si era pensato a qualcosa di diverso quando si propose di realizzare nella zona un autodromo. Ma fortunatamente la proposta , inaccettabile, non fece molta strada.
Ora invece quella della country haus è probabile che vada avanti. Dobbiamo augurarci , per evitare che ci sia un altro esito fallimentare, che si facciano, prima di iniziare questa nuova avventura, attente analisi dei flussi turistici attivabili ( magari collegando l’attività di tipo residenziale a quella della coltivazione innovativa dei terreni della Villa ), per non trovarsi solo dopo in cattive acque e sollecitare altre soluzioni per superare gli ostacoli incontrati.
Non si ritiene, comunque, che si possa ancora fra ricorso alla scialuppa di salvataggio delle cerimonie nuziali non solo per la riduzione ormai conclamata ed esiziale del numero dei matrimoni, ma principalmente perché, per ripristinare l’armonia e il decoro del prestigioso edificio, si dovrà assolutamente eliminare l’immenso gazebo che ha completamente stravolto l’elegante immagine della villa.
Per questo rivolgiamo un caldo appello al Soprintendente delle Marche Sud perché , dopo aver effettuati tutti gli accertamenti sulla regolarità della realizzazione del gazebo, si provveda alla sua eliminazione per restituire la primitiva armonia alla prestigiosa opera architettonica di Lazzaro Giosafatti. Con l’ulteriore preghiera di fare tutto quanto possibile per avviare il restauro della incantevole Chiesa dell’Assunta ora in una condizione di degrado insostenibile, edificio che completa o forse è meglio dire completava con la sua sobria eleganza il valore rilevante di una delle Ville Nobiliari più belle delle tante presenti nella Valle del Tronto e nella Riviera delle Palme.”
foto Il Flauto di Pan-