Pubblichiamo integralmente la nota delll’Organismo Congressuale Forense adottata anche dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Ancona
“I diritti degli Italiani e del nostro sistema produttivo sono bloccati e in ostaggio dei Tribunali sostanzialmente inattivi, nel pieno di una crisi senza precedenti che sta mettendo drammaticamente in luce e aggravando i problemi atavici della nostra Giustizia.
L’Avvocatura Italiana, sin dall’insorgere della pandemia, ha avvertito della necessità che, nel rispetto delle differenze territoriali imposte della pandemia, si assumesse comunque un piano straordinario generale e unitario di messa in sicurezza della Giustizia, che evitasse la sospensione indefinita dei processi. Le scelte assunte hanno invece prodotto centinaia e centinaia di prassi diverse, che hanno reso incomprensibile l’esercizio delle attività giudiziarie e che comunque non ne hanno consentito una reale ed effettiva ripresa: cosicché oggi, a distanza di oltre tre mesi dalla sospensione avvenuta il 7 marzo scorso e a oltre un mese dalla presunta ripresa, nelle aule dei nostri tribunali si celebrano pochissimi giudizi, e i diritti dei Cittadini e delle imprese restano in attesa, ostaggio di scelte inadeguate e dello stato in cui si trovavano già prima dell’emergenze le strutture in cui si svolgono le attività giudiziarie che l’OCF sta denunciando da lungo tempo).
Anche le recenti misure adottate dal Parlamento e dal Governo per una piena ripresa delle attività giudiziarie dal 1° luglio suscitano profonde preoccupazioni, in quanto sta prevalendo l’orientamento che esse non consentano più l’utilizzo delle modalità alternative predisposte per la c.d. “fase 2, con le quali erano state programmate le udienze per il mese di luglio: cosicché, nella attuale impossibilità di tenerle con modalità ordinaria (in mancanza di un adeguato piano di sicurezza) vi è il serio rischio che ne derivino rinvii generalizzati: cosicché tali misure, anziché consentire la ripresa, aggraverebbero i problemi in corso. Il modo adeguato per ridare alla Giustizia il ruolo e la dignità che le spettano, a sostegno di un Paese che sta ripartendo in tutti gli altri settori, è quello di consentire la concreta e materiale apertura dei Tribunali, con un piano di interventi che, pur nel rispetto delle esigenze sanitarie, consenta la ripresa a pieno regime – anche nelle sedi – delle attività giudiziarie, in modo effettivo e concreto per la tutela dei diritti di tutti e a sostegno della ripartenza del “sistema Italia_”.
Occorre un piano straordinario per la messa in sicurezza delle attività e degli edifici giudiziari che comporti :
1- Modalità di risoluzione delle criticità disposte direttamente dal legislatore e d all’amministrazione centrale per lo svolgimento delle attività giudiziarie in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, con la previsione unitaria delle misure speciali per i territori in cui sia più alto il rischio di contagio
2- L’assunzione di una norma di legge, anche a mezzo di decretazione d’urgenza, che consenta lo svolgimento delle udienze con le modalità già previste nei relativi provvedimenti di fissazione
3- L’immediato stanziamento di adeguate risorse per la Giustizia e per la messa in sicurezza degli edifici giudiziari
4- La dotazione di adeguati strumenti informatici, di linee a banda larga e di personale tecnico di supporto per gli uffici giudiziari, per lo svolgimento in sicurezza delle attività da remoto
5- Aumento del fondo di dotazione del patrocinio a spese dello Stato per la difesa degli strati deboli della nostra società
Presidiamo le istituzioni giudiziarie, chiedendo un intervento incisivo e immediato del Governo per la riapertura dei nostri Tribunali, e monitoriamo l’effettività della ripresa delle attività giudiziarie, pronti a organizzare forti iniziative di protesta nazionale nel caso in cui ciò non avvenga. La Giustizia è una funzione essenziale dello Stato, per la nostra vita e per i nostri diritti, non possiamo lasciarla morire come sta avvenendo in questi giorni.”
Nella foto : Maurizio Miranda, Presidente Ordine Avvocati di Ancona