C’è o non c’è la ndrangheta nelle Marche ? E’ un fenomeno ancora limitato, marginale, legato ad singoli e sporadici episodi di criminalità , o si sta già radicando sul territorio ? E se si sta radicando, lo sta facendo in maniera classica, sporca – ricattando, incendiando e altro – oppure pulita, magari riciclando denaro a fiumi proveniente dal traffico di droga o infiltrandosi in società e organizzazioni legali ? Se volete saperne di più non potete fare a meno di partecipare all’incontro con Nicola Gratteri che si terrà sabato 25 novembre alle 18 a Macerata, presso l’Istituto tecnico Gentili. Gratteri, Procuratore capo di Catanzaro e della locale Direzione distrettuale Antimafia, nonchè consulente della Commissione parlamentare Antimafia, è uno dei magistrati più competenti e anche più esposti nel delicatissimo ambito della lotta alla criminalità organizzata , e della ndrangheta in particolare. L’occasione per sentirlo parlare della sua esperienza e della situazione nazionale e regionale della battaglia contro le mafie, specie di quella di origine calabrese – ma ormai diffusa in tutto il mondo – sarà la presentazione dell’ultimo libro scritto con Antonio Nicaso dal titolo “Fiumi d’oro”. Il dibattito che ne seguirà, quantomani interessante e attuale – anche alla luce dei rischi evidenti connessi con la ricostruzione post-sisma – sarà moderato dall’avvocato Giuseppe Bommarito, anche lui da anni impegnato sul fronte della lotta e soprattutto dell’informazione sugli effetti devastanti prodotti dalla diffusione della droga nella società, e fondatore dell’associazione “Con Nicola, oltre il deserto dell’informazione”. Forse si potrà comprendere meglio, in quella sede se alcuni allarmi lanciati di recente anche da autorevoli magistrati come il Procuratore generale presso la Corte di Appello di Ancona, Sergio Sottani – che fece intuire ad un incontro pubblico con Raffale Cantone, l’esistenza di possibili connessioni tra i recenti crac bancari e le infiltrazioni criminali – o dallo stesso Bommarito su la provenienza mafiosa albanese di enormi quantitativi di stupefacenti ritrovati sulle spiagge tra Porto Recanati e San Benedetto , oppure anche dalla semplice osservazione della ripetuta e lunga serie di incendi che hanno distrutto negli anni recenti chalet sul litorale, capannoni e altre strutture, siano qualcosa di cui preoccuparsi veramente. O se invece si possa continuare a pensare che le Marche siano ancora immuni da questi fenomeni, e che lo restino tali per sempre.