Mangialardi deve cambiare marcia, per sperare di farcela

Ascoli Piceno 4 settembre.- Maurizio Mangialardi deve cambiare marcia, se vuole avere qualche speranza di vittoria. Tutti i sondaggi lo danno in netto ritardo rispetto al candidato del centrodestra Francesco Acquaroli. Uno svantaggio che andrebbe da un massimo del 15% fino ad un minimo del 6% , secondo le ultime rilevazioni svolte da istituti di ricerca importanti e commissionati da testate nazionali.

Il candidato del centrosinistra ha solo 15 giorni per recuperare una situazione che al momento sembra per lui, abbastanza complicata. E non può bastare lanciare messaggi di fiducia o incontrare sempre più associazioni o gruppi sociali, nel minor tempo possibile. Oppure ricordare che in futuro più o meno prossimo arriveranno chissà quanti miliardi dall’Europa, per merito del Pd al Governo o dei ministri o dei Commissari europei o dei Presidenti di Parlamento sempre dello stesso partito.

La gente sul territorio, soprattutto quella che è in maggiore difficoltà per gli effetti di molte crisi che si sono accumulate negli ultimi anni – da quella industriale al terremoto, etc – ha bisogno di risposte concrete. Non di nuovi annunci o di appelli contro il “pericolo fascista” ( tipo la cena di Acquasanta). Non sono questi i metodi che possono far mutare un trend negativo, e che certo viene da lontano e non è stato provocato o accellerato da Mangialardi.

Può essere sufficiente nelle varie province affidarsi alla rete dei sindaci di centrosinistra per raccogliere i voti necessari ad evitare la sconfitta ? Secondo noi no. Oppure affidarsi solo a capi bastione locali che spesso sono invisi dagli stessi simpatizzanti o iscritti al Pd e ai suoi alleati. O sperare infine che le liste di candidati presidenti rosicchino a destra quei voti indispensabili per evitare ad Acquaroli un sucesso storico. Occorre che Mangialardi e i suoi facciano molto di più per sperare di vincere una battaglia che è diventata durissima, per l’area democratica. E quindi presentino idee e proposte forti, per i distretti desertificati, per i giovani senza lavoro, per le piccole imprese in affanno, per gli sfollati del terremoto che aspettano da 4 anni, per le famiglie numerose. Evitando giravolte sulla politica sanitaria che non sono credibili, alla luce di quanto si è fatto negli ultimi 5 anni, Altrimenti il vento non cambierà.

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