Ascoli Piceno 25 marzo.- Sono venti le aziende marchigiane associate alla Cna riconvertite alla produzione di mascherine protettive contro il Covid 19, il famigerato virus che sta flagellando l’Italia e altre venti sono pronte a farlo nei prossimi giorni. Inoltre nove attività stanno producendo mascherine conto terzi nell’ambito di un progetto nazionale che ha visto l’adesione di 44 imprese in tutto il Paese. Un contributo importante, quello delle aziende marchigiane, perché sono loro a fornire le schede tecniche e i prototipi per la realizzazione delle mascherine. Un progetto promosso da CNA Federmoda, Confindustria Moda, Sportello Amianto Nazionale e PwC. Per coordinare la ricerca delle aziende tessile disposte a riconvertirsi alla produzione di mascherine e per supportarle nella loro attività, la Cna regionale ha costituito un gruppo di lavoro, formato dall’imprenditrice Doriana Marini (nella foto), presidente Federmoda Marche, e dai funzionari Alessandro Migliore, Lucia Trenta e Irene Cicchiello.
In Italia serviranno oltre 90 milioni di mascherine al mese e il Commissario Straordinario per emergenza Coronavirus, Domenico Arcuri, ha ottenuto dall’Unione Europea l’autorizzazione a lanciare l’incentivo, con una dotazione finanziaria di 50 milioni di euro, per le imprese che vogliono riconvertire a tale scopo i loro impianti. Le domande si possono presentare dal 26 marzo alle 12 sul sito di Invitalia. Il finanziamento agevolato a tasso zero copre i due terzi dell’investimento, cui può essere accompagnato un contributo a fondo perduto variabile. Dal 100 per cento del finanziamento se l’avvio avverrà entro 15 giorni, al 50 per cento entro 30 giorni e al 25 per cento entro 60 giorni.
“Le aziende artigiane delle Marche pronte a scendere in campo e a riconvertirsi per produrre mascherine” afferma Doriana Marini ” ma sono frenate dalla burocrazia. Infatti, se fare mascherine filtranti di uso comune è relativamente semplice e basta una comunicazione al Prefetto, molto più complicato è realizzare mascherine chirurgiche sanitarie. Servono certificazioni e test di laboratorio come richiesto dall’ISS e, se le mascherine non rispettano tali requisiti o presentano difetti di progettazione ne risponde il produttore. Questo spaventa gli artigiani e molti rinunciano, preferendo sospendere l’attività”.