Fabriano 10 febbraio.- Lo smantellamento dei distretti industriali storici delle Marche sta facendo balzare a livelli record la disoccupazione. A Fabriano, una volta fiore all’occhiello internazionale della produzione di elettrodomestici, le persone ufficialmente senza lavoro sono 3955. Un esercito di ex operai e impiegati che certo non troveranno a breve una possibilità di reinserimento occupazionale sul territorio locale, e nemmeno regionale. Tanto è vero che dopo decenni di benessere è ripartita in maniera decisa l’emigrazione dalla zona, come unica alternativa possibile e praticabile per un futuro migliore. I dati sulla drammatica situazione fabrianese, che è simile a quella ascolana e di altre aree delle Marche, sono stati forniti dalla Cgil a margine della presentazione del convegno “Sindacato e Lavoro nell’Alta Vallesina”.
Se si amplia lo sguardo oltre il comune di Fabriano, poi il quadro si fa ancora più pesante per l’economia e i redditi del comprensorio. Considerando anche i centri di Arcevia, Cerreto d’Esi, Serra San Quirico, Genga e Sassoferrato, i disoccupati alla fine del 2019 erano giunti alla bella cifra di 6572. Davvero un bel risultato per la classe politica e imprenditoriale marchigiana, oltre che per quella nazionale che evidentemente non ha più a cuore l’industria manifatturiera e il lavoro per i suoi cittadini.
Tra austerità europea, mancanza di investimenti pubblici, tasse elevate, burocrazia soffocante, le Marche soprattutto quelle dell’entroterra stanno facendo un salto all’indietro di 50 anni. E quasi nessuno avanza progetti alternativi di qualche respiro, tranne che i soliti slogan ormai consunti e inascoltabili. Intanto la povertà dilaga.