Ascoli.- ” Nel 2023 il fatturato delle industriali del Piceno è cresciuto del 22% e salirà a 5 miliardi di euro. Ma il potenziamento del sistema economico provinciale ci sarà soprattutto nei prossimi due anni, nei quali sono previsti investimenti per 350 milioni”. Dipinge un quadro idiallico per l’industria dell’Ascolano il Presidente di Confindustria Simone Ferraioli, che oggi insieme ai vertici dell’associazione ha tenuto una conferenza presso la sede di Corso Mazzini.
Una situazione così rosea che raramente si è verificata nel passato, e che è trainata soprattutto dai sistemi moda e metalmeccanico, 2500 unità produttive il primo e 4 mila il secondo. E che è turbata secondo Ferraioli solo da un dato paradossale, per un comprensorio che è stato spesso il fanalino di coda delle Marche : la domanda di lavoro che è inferiore all’offerta.
” Almeno 60 nostre imprese hanno bisogno di 450 addetti per ampliare la propria capacità produttiva – ha sostenuto il Presidente di Confindustria – ma non li trovano. Mancano in particolare operai specializzati – il 40% dei posti offerti – e tecnici. ” Da qui l’impegno dell’associazione insieme alle istituzioni per potenziare l’apparato formativo del territorio, spingendo soprattutto sui corsi degli ITS, ritenuti molto utili per colmare il gap esistente.
Tutto ben dunque per l’economia del Piceno ? Non proprio. E le note dolenti riguardano lo stato delle infrastutture, il commercio ed il turismo.
“Come mai non solo per Ascoli ma anche per San Benedetto, la situazione del settore vitale del commercio è molto peggiorata negli ultimi anni ? Come fa una città unica come il capoluogo piceno a dirsi soddisfatta di 70 mila presenze turistiche l’anno, quando Urbino ne fa 400 mila o la piccola Norcia prima del terremoto ne faceva 350 mila ?”.
Domande al quale lo stesso Ferraioli si è dato una risposta : l’arretratezza delle infrastrutture sia stradali che ferroviarie. “Il Piceno è l’imbuto della fascia adriatica, e fino a quando non si risolve il tema dell’ammodernamento del tratto sud dell’A14, complesso e difficile, resterà tale.”
Così come sarebbe necessario riprendere il progetto della ferrovia per Roma, considerando il potenziale turistico enorme derivante dai collegamenti con i milioni di abitanti di Lazio e Campania. Ma quest’ultimo tema, sembra di nuovo tornato nel dimenticatoio politico. Marco Traini