Ascoli Piceno 13 giugno.- “Le cause della morte di Pamela sono ancora tutte da chiarire. Noi abbiamo incaricato dei nostri consulenti per verificare se vi siano elementi per sostenere che il decesso sia stato provocato da una dose di droga risultata poi fatale – al contrario di quanto sostenuto dalla Procura di Macerata, e poi per accertare se i fendenti inferti sul corpo della ragazza abbiano avuto quella profondità tale da causarne la morte, cosa che secondo noi non è stata provata.” Lo afferma l’avvocato Simone Matraxia, uno dei due legali di Innocent Oseghale, il 29enne nigeriano rimasto l’unico accusato per l’omicidio della 18enne romana Pamela Mastropietro. Alla difesa di Oseghale, è stato notificato ieri l’avviso di chiusura delle indagini. La Procura di Macerata contesta al solo 29enne nigeriano – e non agli altri due connazionali indagati – l’accusa di omicidio , eppoi anche quella di violenza sessuale, vilipendio , distruzione e occultamento di cadavere. Insomma, per i magistrati maceratesi, Oseghale avrebbe fatto tutto da solo. Compreso lo smembramento del cadavere della povera giovane, la pulizia dei locali in cui è avvenuta la mattanza e il trasporto dei resti nelle valigette poi abbandonate a Casette Verdini, nel territorio del comune di Pollenza, il 31 gennaio scorso. “E’ evidente che ci sono molti aspetti della vicenda che restano oscuri – sostiene l’avvocato Matraxia, e sui quali noi vogliamo far luce. Primo fra questi le cause vere della morte di Pamela, e poi naturalmente le responsabilità di altri in questa storia. Nella casa di via Spalato ci sono tracce biologiche solo di Oseghale ? E’ normale – risponde il legale – lui ci abitava, ci viveva in quella casa, ed è stato facile trovare tracce sue per gli inquirenti. Quanto alla droga per la 18enne, lui ha fatto solo da intermediario – precisa l’avvocato – e anche la presunta violenza nei confronti della giovane è da dimostrare, perchè potrebbe esserci stato tra i due solo un normale rapporto sessuale.” I difensori di Oseghale , in attesa della fissazione della data dell’udienza preliminare del processo, valuteranno se chiedere il rito abbreviato o procedere con quello ordinario. Intanto il 29enne nigeriano resta detenuto nel carcere di Marino del Tronto, ad Ascoli Piceno.
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