Ancona 26 luglio.- Pescherecci all’ormeggio, scatta il fermo pesca ma dal Ministero arriva un’ulteriore stretta sulla pesca di acciughe e sardine. Da lunedì 29 luglio e fino al 27 agosto si fermeranno le flotte del nord, da Pesaro ad Ancona, compresa Civitanova. Quelle del sud, invece, Porto San Giorgio e San Benedetto continueranno a navigare per poi osservare il fermo dal 15 agosto al 13 settembre. Non solo. Il Ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali e turismo ha confermato, per i prossimi tre anni, il tetto massimo di 180 giorni di pesca per i piccoli pelagici in Adriatico. E deciso la cosiddetta “scelta del mestiere” tra pesca di fondo (strascico) e piccoli pelagici (acciughe e sardine). Le imbarcazione dovranno stare lontane dalla costa 6 miglia dal 1 giugno al 31 dicembre. Quelle piccole, fino a 15 metri, potranno pescare più vicine alla costa ma comunque oltre le 4 miglia. Marche divise in due zone anche in questo caso con i fermi, già normati, delle acciughe nel mese di giugno per Pesaro, Ancona e Civitanova e a maggio per Porto San Giorgio e San Benedetto, e quelli per le sardine, ancora da effettuare, dall’1 al 30 ottobre prima pesaresi, anconetani e civitanovesi e dal dal 1° al 30 novembre per i colleghi pescatori del sud delle Marche.
Nelle Marche sono presenti 840 imbarcazioni di cui 450 dedite alla piccola pesca. Il sistema del fermo biologico non ha prodotto risultati positivi, secondo Coldiretti. Negli ultimi 30 anni si è perso 1/3 della flotta italiana e detto addio a 18mila posti di lavoro. Di contro il depauperamento delle risorse ittiche è sotto gli occhi di tutti e l’Italia è fortemente dipendente dall’estero con 8 pesci su 10 che arrivano da oltre i confini nazionali. “Le importazioni di pesca ( Cina, Argentina, Vietnam), favorite dai vuoti di approvvigionamento anche causati dai blackout del fermo, sono passate nello stesso periodo dal 27% all’ 80% – denuncia Tonino Giardini, responsabile nazionale di Coldiretti Impresapesca – La situazione è aggravata dal commercio scorretto come nel caso delle fake al banco. Siamo preoccupati perché andando avanti si avranno ulteriori strette sulla pesca. Se non si fa combaciare la sostenibilità ambientale con quella economica il risultato è che sempre più pesce arriverà dall’estero. Avremmo inoltre una fuga di imprese e di manodopera”.