Piceno in forte crisi, i parlamentari devono fare molto di più

I parlamentari del Piceno devono fare molto di più. Per il loro territorio, per i  cittadini che rappresentano, per le aziende e le famiglie numerossisime che vivono in  difficoltà per la mancanza di lavoro e di reddito, per i giovani che non vedono un futuro davanti a loro. Nonostante la grande forza relativa degli eletti alle Politiche del marzo 2018 – 3 dei Cinquestelle in maggioranza, e una della Lega che lo era fino a poco tempo fa – si può dire che alcun grande passo in avanti è stato realizzato per favorire la ripresa di un area che era in crisi economica e occupazionale ben prima del sisma del 2016, e anche prima della cosiddetta “crisi finanziaria” del 2008, peraltro importata dagli Usa. Tanto che molte industrie avevano già chiuso i battenti o ridotto fortemente i propri addetti già nei primi anni 2000. Causando un impatto negativo su moltri altri settori, dai servizi al commercio -sia nelle città della provincia che nei paesi delle vallata – oltre che una diminuzione del reddito disponibile e quindi dei consumi a svantaggio di ogni attività.

A fronte di questo quadro, che il terremoto non ha fatto che peggiorare, e per di più in tempi di rigore di bilancio imposto dai vincoli europei – l’ultimo è il Meccanismo Economico di Stabilità (MES) che sta provocando forti polemiche per gli esborsi che prevede e i nuovi tagli alle finanze statali – non sembra che i tanti parlamentari piceni che lavorano a Roma abbiamo fatto molto per invertire la tendenza. E se alcune provvidenze, seppur parziali come i fondi per l’Area di crisi industriale complessa Valtronto-Valvibrata, sono arrivate questo lo si deve soprattutto all’impegno delle categorie produttive e della Regione Marche, piuttosto che a deputati e senatori.

Alcuni presentano libri di qualità e studiano riforme giudiziarie che forse non vedranno mai la luce, altre lanciano ogni tanto idee coraggiose per il rilancio della Ferrovia e poi spariscono, altre ancora presenziano spesso ad eventi di partito in città ma senza promuovere niente di rilevante per Ascoli e il suo comprensorio, e altri ancora restano confinanti nella loro amata costa , concentrati su questioni locali che non competono al loro ruolo di ben più ampio rilievo .

Il Comitato dei disoccupati piceni ha più volte denunciato l’assenza di interventi per cambiare la situazione sul territorio, e spesso anche le critiche di sindacati, associazioni di categoria e forze sociali restano senza risposta. Un panorama desolante, tanto più grave per un città gioiello come Ascoli che si potrebbe rilanciare solo con idee forti e innovative – al pari di altre città marchigiane..- tanto più nell’era in cui tutto è comunicazione, e dove invece il centro storico si svuota di negozi e residenti a favore delle maxi strutture commerciali periferiche che non sono certo un attrattiva turistica. I parlamentari piceni devono e possono fare molto di più, per evitare il declino irreversibile del loro comprensorio.

 

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