Reti femministe : “Regione Marche inadempiente su diritto all’aborto”

Ancona- “Metodo farmacologico disponibile solo in poche strutture e solo fino a 7 settimane di gestazione invece che fino a 9 come nel resto d’Italia, obiezione di coscienza, rete consultoriale in sofferenza per mancanza di personale e strumenti, presenza di associazioni antiabortiste nei consultori.”
Lo denuncia la Rete fermminista “Marche Molto+di194”, in rapporto alla situazione marchigiana sul diritto all’aborto. Secondo la Rete, la Regione Marche sarebbe ” inadempiente sul diritto all’aborto legale, sicuro e gratuito”.

Da qui l’organizzazione nella giornata di martedì 18 giugno-  quando il Consiglio regionale ha calendarizzato all’ordine del giorno la discussione su questi temi ( con un’interrogazione e di un’interpellanza del Partito democratico), di un presidio in Piazza Cavour con la partecipazione dell’Associazione dei ginecologi territoriali (Agite), Aied di Ascoli Piceno, l’Associazione ginecologi non obiettori (Laiga) e Pro-choice rete italiana contraccezione aborto, oltre alla stessa rete femminista Marche Molto+di194 .

All’ordine del giorno della seduta in Consiglio regionale è in discussione l’interrogazione n. 1185, già presentata il 18 aprile 2024 che chiama in causa la Giunta regionale e l’Assessore competente su “interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine, in regime ambulatoriale o di Day Hospital e mancato recepimento linee di indirizzo del Consiglio Superiore di Sanità del 12/08/2020”.

Nel testo a prima firma della consigliera Pd Manuela Bora, si sottolinea che “la quota di IVG farmacologica nelle Marche (20,7%) è meno della metà della media nazionale (47,3%), con forte variabilità tra punti IVG”. E’ calendarizzata anche un’interpellanza sulle Modalità di applicazione della legge 194/1978 con particolare riferimento alla presenza delle associazioni c.d. “pro-vita” nei consultori.

“L’accesso all’IVG nelle Marche non è complicato solo dalla indisponibilità del metodo farmacologico oltre la 7 settimana, ma anche dai livelli di obiezione di coscienza nei consultori e negli ospedali, come mostrano i dati che abbiamo ottenuto dalla Azienda sanitaria regionale con una specifica richiesta di accesso agli atti”, dichiara Marte Manca, attivista trans-femminista di Pro-choice RICA (rete italiana contraccezione aborto).
Quanto ai consultori, oggetto dell’interpellanza, “in riferimento all’anno 2023, su 66 consultori familiari meno della metà rilasciano le certificazioni IVG, cioè 27. In base alla legge 194, l’obiezione di coscienza è consentita solo sulla procedura abortiva e non per ciò che la precede o la segue e dunque non dovrebbe essere permessa in consultorio. Eppure, in 7 sedi consultoriali il personale è al 100%, in 18 sedi lo è dal 40% al 67%, in 13 sedi la percentuale va dal 20% al 33 %. Solo in 9 sedi non c’è personale obiettore”.
Quanto agli ospedali, a Fermo e Jesi l’obiezione di coscienza è al 100%, a Senigallia, Civitanova e Fano tra l’80% e il 90%, solo ad Ancona e Urbino è sotto al al 30%”.

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