Ascoli Piceno.-“Non c’è stato un solo focolaio che è partito da un ristorante e non si capisce questo accanimento contro la nostra categoria, che già si era attrezzata per ospitare le persone in tranquillità con le norme stabilite dopo la prima ondata. Se già in zona gialla si lavora al minimo delle potenzialità, con il 30% degli incassi, figuriamoci con quella arancione, dove l’asporto non fornisce neppure il 5% dei ricavi. Perché noi chiusi e invece aperti centri commerciali e gastronomie dove si formano certo molti assembramenti?”.
E’ quanto afferma Daniele Fabiani, responsabile provinciale della Fipe Confcommercio nel protestare contro il rischio concreto che le Marche tornino in zona arancione per il covid, grazie alle nuove restrizioni decise dal Governo. Per Fabiani occorre cambiare direzione perché la categoria è allo stremo : «È necessario aumentare i ristori e farli pagare subito, prorogare il bonus sugli affitti e adeguare il sistema al periodo di emergenza. Altrimenti non ci restano che un paio di mesi di sopravvivenza».
Molto critico anche il sindaco di Ascoli, Marcio Fioravanti : “Gli italiani sono in gravi difficoltà e non possono restare in balia di un Governo ondivago e che fatica a scegliere. In queste ore sta montando la protesta #ioapro con alcuni esercenti che minacciano la riapertura delle loro attività. Da uomo delle istituzioni sono il primo a essere convinto che le regole vadano rispettate a cominciare dai protocolli in vigore. Ma non è più possibile andare avanti nella completa incertezza, tra un susseguirsi continuo di chiusure, aperture e nuove chiusure. Tantomeno con decreti – prosegue Fioravanti – che vengono resi noti solo poche ore prima della loro entrata in vigore. Se si vogliono chiudere le attività, allora si garantiscano ristori reali e liquidità immediate : sennò si riapra in piena sicurezza nel rispetto di regole, protocolli e norme previste “.