Ascoli Piceno 26 aprile.- Andrea Quaglietti, già candidato del movimento del “Popolo della Famiglia” alle elezioni politiche del 4 marzo, nel collegio di Ascoli Piceno ha firmato la petizione indirizzata all’Ambasciatore italiano a Londra per il trasferimento rapido in Italia di Alfie Evans, il bimbo di 23 mesi affetto da malattia neurogenerativa che si trova all’ospedale di Liverpool, e al quale sono stati staccati i macchinari salvavita. La petizione è disponibile sul sito www.citizengo.org, ed è intitolata “L’immediata liberazione del cittadino italiano Alfie Evans prigioniero dell’Alder Hey Children Hospital”. Il bimbo è al centro di una furibonda battaglia legale e giudiziaria in Inghilterra, con i genitori che si sono visti rigettare il ricorso per il trasferimento in Italia da parte della Corte d’Appello di Londra. “Il bimbo è un cittadino italiano – dice Quaglietti- e l’Inghilterra non vuole farlo tornare a casa: questo è un sopruso da parte di uno Stato che non riconosce il diritto ad una persona di andare a curarsi dove ritiene più giusto e dove viene tutelato. In Inghilterra le logiche dell’eutanasia e della morte sono giunte ai livelli massimi. Alfie deve essere salvato. ” Centri e organizzazioni del mondo cattolico hanno promosso per domani, venerdi 27 aprile una giornata di preghiera e di digiuno per Alfie.
Dal canto suo l’Associazione dei medici cattolici italiani sostiene che “la determinazione con la quale la Giustizia britannica si è appropriata della sorte del piccolo bimbo ammalato e fragile , ci inquieta e ci obbliga a proporre una seria riflessione sui rapporti tra Stato e cittadini. Il disposto giudiziario di condanna a morte espresso nei confronti di un piccolo affidato alla cure dei medici che di lui per statuto deontologico dovrebbero prendersi cura, stravolge il rapporto di allenza medico-paziente, soprattutto se gli operatori sanitari sono chiamati ad essere meri esecutori di morte. Inoltre offende la Medicina, chiamata all’interruzione delle cure per un assurdo e declamato migliore interesse della persona, che non coincide più con la cura ma con la sentenza capitale.”