Da Tonino Armata riceviamo e volentieri pubblichiamo :
Lettera aperta
Care democratiche, cari democratici
“Il teatrino che si sta consumando sotto la Torre dei Gualtieri in vista delle prossime elezioni cittadine è uno spettacolo a cui nessuno di molti di noi della sinistra avrebbe voluto assistere. Proviamo a partire dal principio.
In politica i nomi contano. Non sono abbastanza idealista da pensare che non sia così, ma sono abbastanza idealista da pensare che non tutti i nomi siano uguali. Dietro a un nome c’è un percorso, una visione e, nel migliore dei casi, una comunità. Il mestiere di chi fa politica, piaccia o non piaccia, è anche quello di ottenere più voti dei suoi avversari, che si tratti di essere eletto o di far passare una legge, un ordine del giorno o un emendamento. Questo non deve scandalizzare, poiché il voto è la massima espressione della democrazia rappresentativa che ad oggi, e con tutti i suoi limiti, è il sistema che meglio concilia la redistribuzione del potere con l’efficacia dell’azione amministrativa. Se il voto rappresenta quindi uno dei momenti fondamentali nella vita di una comunità, la scelta di colui o colei che di quella comunità si appresta ad essere la guida è certamente un fatto importante. Ecco perché la scelta di un candidato sindaco dovrebbe essere un momento serio, emozionante, coinvolgente.
Oggi mi sento preso in giro di fronte alle modalità con cui alcuni vorrebbero determinare il futuro della nostra città. Con l’aggravante di essere proprio in questa città che più da vicino avrebbe dovuto comprendere il segnale implicito lanciato da democratiche e democratici.
Mai mi sarei sognato come militante del Pd di entrare in un dibattito interno al Partito Democratico visto l’età, né mai mi sarei permesso di indicare preferenze tra i vari aspiranti candidati del centro sinistra sambenedettese. Ma so leggere i trucchetti della politica, e la modalità con cui sta emergendo il nome dell’ex consigliere comunale Benigni mi fanno capire che si è tornati a pensare che l’elettorato sia una massa senza forma e senza anima, incapace di valutare vecchie dinamiche politiche fatte di persone calate dall’alto, di discussioni ristrette, dei soliti nomi che puntualmente tornano a rivendicare l’ennesimo posto sul palcoscenico, o in regia. Qualcuno si illude che l’elettorato sia “fuori” dalla politica. Una variabile esogena che entra nei cinici ingranaggi dei calcoli elettorali, senza però sfiorare neppure per sbaglio il concetto nobile di politica, nell’accezione collettiva del termine.
Per quel poco che capisco di politica mi è parso di intendere che le elezioni conviene vincerle. E nella mia ingenuità pensavo che in questi quattro anni di attraversata del deserto dessero una discreta indicazione in tal senso.
Dopo le elezioni comunali persi, San Benedetto avrebbe dovuto essere il laboratorio comunale per un patto di ricostruzione del centro sinistra, per la nascita di una coalizione progressista in cui ognuno possa contribuire a fare la sua parte. E invece ancora una volta mi ritrovo a spiare da dietro le serrature, a sperare che chi è dentro non faccia stupidate. A capire quale rospo mi toccherà ingoiare questa volta.
Ma “a questo giro” non andrà così. Debbo smetterla di essere spettatore. Non pretendo caviale e champagne né voglio la Luna, semplicemente non posso più farmi andare bene tutto. Per questo ve lo dico ora prima che i giochi siano chiusi.
Sarei felice di scegliere tra le persone che daranno continuità al modello amministrativo di centro sinistra. Sarei entusiasta se si aprirà un percorso che porta a “PRIMARIE DI INTERPARTITICA”.
Ma non aprite la porta ai fantasmi del palcoscenico. Altrimenti se ne chiuderanno molte altre.
Per non farne chiudere altre propongo:
IL PROGETTO “ALLEANZA DI INTERPATITICA PER SAN BENEDETTO”
L’ALLEANZA DI INTERPARTITICA PER SAN BENEDETTO, a differenza del passato il candidato sindaco non può essere al contempo il coordinatore delle forze politiche, comitato elettorale, comitato per il programma ecc. e, in vista delle “PRIMARIE DELL’INTERPARTITICA”, sembra oggettivamente un intreccio, una commistione di conflitti di competenza ingovernabili e insuperabili.
Suggerisco che: Le forze politiche e i candidati che nello spirito unitario vogliono fare le “PRIMARIE DELL’INTERPARTITICA”, al fine di presentarsi uniti e compatti alle prossime elezioni comunali, formano l’UFFICIO DI PRESIDENZA (regolamento delle primarie) che a sua volta nomina il collegio dei garanti e l’ufficio tecnico-amministrativo, approva il progetto, il regolamento per lo svolgimento, il regolamento di autodisciplina.
Ci sono forze politiche che sono poco sensibili allo spirito DELL’INTERPARTITICA e non sono d’accordo con le primarie, ma sono d’accordo con uno dei candidati, entreranno nel comitato elettorale dello stesso, e non andranno ad inficiare quello spirito DELL’INTERPARTITICA di centrosinistra che hanno caratterizzato le PRIMARIE adattate a quelli locali.
Apriamo un percorso per avere alla fine un solo candidato sindaco del centrosinistra democraticamente designato da contrapporre alla destra.”