Torna l’etichettatura alimentare: Cgia Macerata, attenzione ai costi per imprese

Torna l’obbligo d’indicazione in etichetta della sede e dell’indirizzo dello stabilimento di produzione, o di confezionamento, per i prodotti alimentari preimballati destinati al mercato nazionale. Una legge di sicuro molto apprezzata per la tutela del made in Italy e per la quale Confartigianato si batte con l’obiettivo di garantire chiarezza e trasparenza ai consumatori, ma che rischia però di aggiungere altre complicazioni burocratiche a carico degli imprenditori.

“Il provvedimento garantisce finalmente una corretta informazione al consumatore ed una immediata rintracciabilità dell’alimento – dichiara Enzo Mengoni, Presidente del settore  Alimentazione di Confartigianato Imprese Macerata – e sarà quindi uno strumento in più per tutelare e promuovere l’eccellenza dei prodotti 100% made in Italy. Non c’è dubbio che questa sia un interessante legge, purtroppo però abbiamo il timore che possa mettere in difficoltà le nostre imprese. Le nuove regole per l’etichettatura infatti, riguardano soltanto l’Italia e quindi sui prodotti provenienti dall’estero continueremo a leggere indicazioni generali e non quelle sullo stabilimento di produzione. Inoltre i tempi per adeguarsi alla normativa risultano troppo stretti, riteniamo non sia possibile in soli 180 giorni smaltire incarti e imballaggi con le vecchie indicazioni imposte dalla norma precedente. Ben vengano nuove disposizioni in materia di tracciabilità degli alimenti purché supportate da adempimenti semplici e che non comportino ulteriori aggravi di costo per le imprese”.

“Tra le criticità rilevate – afferma Paolo Capponi dell’ Ufficio Export di Confartigianato Imprese Macerata – c’è la mancata estensione dell’obbligo agli altri paesi dell’Unione Europea che determina una palese disparità di concorrenza favorendo le imprese multinazionali, nonché possibili aggravi di costo per l’adeguamento alla normativa sulla quale tra l’altro l’Unione Europea deve ancora pronunciarsi in merito alla legittimità del provvedimento. In conclusione, siamo favorevoli alla garanzia della tracciabilità del prodotto, l’indicazione di origine dello stabilimento infatti può aiutare il consumatore a scegliere consapevolmente un alimento rispetto a un altro anche in considerazione del paese o la regione dove è prodotto. Questo sarà di sicuro un vantaggio per i nostri artigiani e le piccole imprese che utilizzano materie prime locali e metodi di produzione tipici, offrendo maggiori garanzie di qualità e sicurezza tipiche dei prodotti 100% made in Italy, fermo restando il limite della nazionalità della norma”.

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