Roma.- Sono mesi che si sente parlare di aumento delle materie prime, specialmente quelle energetiche, e con le bollette che arrivano nelle case e nelle imprese, sono sempre più coloro che cercano una soluzione ai rincari. Secondo il Centro studi di Assolombarda, il prezzo del gas naturale è aumentato del +660% rispetto al pre-Covid, mentre il Pun (Prezzo unico nazionale energia elettrica) ha raggiunto negli scorsi mesi il picco più alto di sempre, facendo registrare i 281 euro al MWh (+492%rispetto al valore di gennaio 2020).
Oltre alla discesa in campo dello Stato italiano ci sono state diverse idee per fermare l’aumento dei prezzi. Andiamo a vedere tre progetti pubblici e privati che potrebbero far aumentare la capacità di produzione di energia nella penisola.
Stato: Oltre agli aiuti pensa a far ripartire le estrazioni in Italia
L’11 febbraio, il MiTE ha approvato il Pitesai ovvero il Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee. In questo documento troviamo la possibilità del ritorno delle trivelle sul suolo italiano. Non solo sul suolo ma anche off-shore, anche se le aree dove estrarre la materia prima in mare sono diminuite dell’89%. Nel documento firmato dal Ministro Cingolani le uniche aree escluse sono quelle a rischio o dove il gas non è effettivamente presente. L’obiettivo del Governo è così di raddoppiare la produzione di gas nei prossimi anni.
Secondo i criteri del MiTE poco più del 42,5% del territorio nazionale è considerato idoneo alle trivellazioni. L’area è compresa tra 16 regioni italiane, con l’esclusione di Liguria, Trentino, Valle d’Aosta e Umbria. Per quanto riguarda invece le trivellazioni in mare, il territorio si è ulteriormente ristretto con solo l’11% delle acque territoriali idonee alla trivellazione. Queste sono concentrate sulle coste dell’Adriatico tra Abruzzo e Marche, nel Canale di Sicilia, in diverse zone di Adriatico e Ionio nei pressi delle coste pugliesi e infine in alcuni punti nei pressi di Venezia.
Non sono state però poche le polemiche specialmente tra le associazioni ambientaliste. Infatti, se da un lato le nuove estrazioni di gas porteranno ad una diminuzione della dipendenza italiana dal gas estero e specialmente da quello russo, questo accadrebbe tra diversi anni. Nel frattempo si continueranno ad aumentare gli investimenti in carbon fossili compromettendo i piani per la decarbonizzazione della penisola.
Progetto Agnes: 75 pale eoliche nel mare per l’energia della Romagna
Alberto Bernabini già presidente di QINT’X, società nelle rinnovabili, pensa ad una Romagna sempre più Green. Come? Attraverso l’installazione di 75 impianti fotovoltaici nelle acque dell’Adriatico. Gli impianti dovrebbero essere in funzione già dal 2024 e andrebbero a fornire, secondo le ultime stime, energia rinnovabile a più di un milione di utenze domestiche romagnole.
Più precisamente le pale saranno 25 in un parco eolico a sud di Ravenna e 50 in un altro sito più a nord. Le pale di ultima generazione dovrebbero essere alte più di 170 metri e con un rotore del diametro di 260 metri. Queste verrebbero posizionate ad oltre 20 km dalla costa, in acque internazionali. In questo modo risulterebbero invisibili dalla costa ma potrebbero fornire la luce necessaria ad illuminarla.
Questo progetto ha l’obiettivo di creare un vero e proprio Hub energetico con l’idea di riconvertire il settore dell’oil&gas romagnolo in produzione di energie rinnovabili nell’ottica di rendere carbon free l’intera regione prima del 2050.
Unical e 16 comuni lanciano le prime Comunità di Energia Rinnovabile in Calabria
In Calabria il PNRR ha stanziato ben 2,2 miliardi, per finanziare la nascita di Comunità di Energia Rinnovabile. Da qui è partito il progetto che vede protagonisti il dipartimento di Ingegneria dell’Università della Calabria e 16 comuni per la realizzazione delle prime comunità rinnovabili. L’aumento dei prezzi di energia elettrica e gas ha reso sempre più necessaria la creazione di nuove realtà per la produzione di energia rinnovabile e le Comunità di Energia calabresi hanno esattamente questo obiettivo. Le comunità nascono infatti per soddisfare il fabbisogno energetico delle realtà locali, abbattendo drasticamente i costi per l’energia di cittadini e imprese.
Il progetto sembra promettere bene e già si sta pensando all’esportazione di energia rinnovabile, specialmente solare, anche in altre regioni limitrofe. Le infrastrutture già sono presenti nella zona grazie alle diverse centrali termoelettriche operanti sul territorio.
Questo sarebbe un altro passo verso la decarbonizzazione del Sud Italia, andando a sostituire, se non aumentare, la quantità di energia elettrica esportata dalla regione Calabria grazie all’utilizzo di nuove fonti rinnovabili.