“Siamo molto preoccupati per le conseguenze della recente sentenza del Consiglio di Stato sul via libera alla ricerca di idrocarburi in mare , avrà sul destino delle nostre coste e dell’ambiente marino. È ora di dire basta a tale dannosa corsa al petrolio e all’utilizzo dell’airgun . ” Cosi Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche, commenta la sentenza sulle attività di ricerca di idrocarburi autorizzate dal Ministero dello Sviluppo Economico, davanti alle coste di Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise , Puglia e che riapre la partita per il progetto di installazione di una nuova piattaforma nel tratto di mare al confine tra Marche ed Emilia Romagna.
“Il petrolio è una vecchia energia fossile causa di inquinamento, dipendenza economica, conflitti, protagonismo delle grandi lobby- sostiene Pulcini. Ora più che mai è necessario spingere l’innovazione energetica e investire sulle fonti rinnovabili, che negli ultimi anni hanno visto una crescita esponenziale nelle Marche e rappresentano una soluzione concreta per contrastare i cambiamenti climatici.La tecnica dell’airgun poi, che è il metodo di ricerca più utilizzato nel settore delle attività estrattive prevede il rapido rilascio di aria compressa nell’acqua, generando onde a bassa frequenza e rappresenta un’importante fonte di inquinamento acustico dell’ambiente marino. Sono numerosi gli studi internazionali e nazionali che confermano la dannosità dell’utilizzo di questo metodo che può avere ripercussioni sulla fauna marina anche a diversi chilometri di distanza dal punto di effettiva esplosione.”
In Italia sono 136 le piattaforme offshore. Il tratto di costa maggiormente interessato è quello che va dall’alto adriatico fino alle coste dell’Emilia Romagna con 75 piattaforme, seguito dal medio Adriatico con 46, 9 nel canale di Sicilia e 6 nello Ionio. “Ma esse danno un contributo al fabbisogno energetico del Paese solo di pochi punti percentuali per il gas e dell’1% circa per il petrolio” sottolinea la rappresentante di Legambiente, che aggiunge: “La decisione del Consiglio di Stato dimostra quanto si continuino a sottovalutare gli enormi impatti negativi che l’utilizzo massiccio della tecnica airgun ha nei confronti dell’intero ecosistema marino . Ci uniamo, quindi, all’appello di tutti coloro che hanno già espresso il loro dissenso e ci impegniamo a promuovere azioni concrete per fermare la realizzazione di progetti che rischiano di compromettere per sempre il nostro mare”.