San Benedetto del Tronto (Ap).- Morirono tutti e dieci, inghiottiti dal mare. Ma forse non morirono subito, a causa del naufragio. Forse il loro decesso, che sconvolse un’intera città, avvenne nelle ore successive all’incidente provocato dal mare in tempesta. E questo perchè il recupero del relitto non partì ne presto, ne il giorno dopo. Ma addirittura tre giorni dopo, scatenando rabbia e proteste nella cittadinanza. Stiamo parlando della tragedia del Rodi, il motopeschereccio di San Benedetto che affondo a poche miglia dalla costa adriatica e dalla foce del Tronto, il 23 dicembre 1970.
Nonostante l’avvistamento dello scafo dell’imbarcazione rovesciata, fu effettuato da una nave cisterna poche ore dopo il naufragio, le autorità che dovevano intervenire non lo fecero. E non lo fecero nel pomeriggio dello stesso giorno, non lo fecero il giorno dopo e quello dopo ancora. Tutto ciò scatenò una profonda indignazione da parte di molti cittadini sambenedettesi, familiari o conoscenti dei marinai che erano a bordo del Rodi ma anche centinaia di residenti. Tanto che per protesta fu occupata la stazione ferroviaria e quindi la linea che collegava il Nord al Sud d’Italia, ed anche la Statale. Solo dopo questi fatti, e la rivolta dei pescatori una nave attrezzata, il 29 dicembre recuperò il Rodi – ormai andato alla deriva molto più a sud, fino quasi ad Ortona, in Abruzzo.
Di questa vicenda drammatica, si parla per la prima volta in un documentario promosso dal Comune di San Benedetto insieme alla Fondazione Libero Bizzarri, e che sarà trasmesso al pubblico via web domenica 28 febbraio, sul sito marcheinscena.it .
Il progetto, di notevole respiro storico e culturale oltre di alto valore civile, è stato presentato oggi alla stampa con la partecipazione di Sebastiano Somma – voce narrante dell’opera, dei curatori Giacomo Cagnetti e Rovero Impiglia, dell’illustratrice Carola Pignati. Con loro il direttore dell’Amat, Gilberto Santini e l’assessore alla cultura Annalisa Ruggeri, che ha scelto il titolo del lavoro “Dirò del Rodi” : “Il covid ha potuto solo rallentare ma non far sospendere questo progetto – ha detto la Ruggeri – al quale abbiamo fortemente creduto. Volevamo raccontare quella tragedia, per fare un operazione di memoria storica ma anche per unire la cittadinanza di San Benedetto nel ricordo di quei fatti”.
Un viaggio nella storia della città di quegli anni, prodotto con l’utilizzo di materiale archivistico e storico in tutta Italia ma anche e soprattutto con la selezione delle riprese delle proteste e degli avvenimenti di quei giorni, realizzate dal fotoreporter Alfredo Giammarini, che allora aveva 29 anni e che è deceduto di recente. “Il suo lavoro in presa diretta è stato fondamentale per riuscire a portare a termine il documentario – hanno detto i curatori – insieme alle interviste di tanti testimoni locali di quegli eventi. E’ bene ricordare poi, che grazie all’emozione prodotta da quel naufragio , anche i marinai italiani ottennero un contratto nazionale di lavoro che prima non avevano”.
foto archivio comunale San Benedetto