San Benedetto (Ap) 17 settembre.- L’annuncio di Matteo Renzi di voler lasciare il Partito Democratico e creare un suo nuovo gruppo, sta già provocando forti ripercussioni nel mondo politico marchigiano. A cominciare dagli stessi eletti del Pd nel consiglio regionale, che sono 15 e detengono la maggioranza insieme ad altri. Tra questi quello che si è già esposto in maniera chiara è il capogruppo Fabio Urbinati. Il consigliere sambenedettese ha anticipato che sarebbe pronto ad andare con Renzi, e quindi – di conseguenza a lasciare il suo partito. “Dovremo valutare la situazione nuova con il partito e soprattutto con il territorio – ha spiegato Urbinati – ma è evidente che la scelta va nella direzione giusta. Il centrosinistra da molto tempo ha bisogno di un nuovo contenitore politico..”
Chissà se saranno contenti di questa idea i suoi elettori, quelli che a San Benedetto pensavano forse di evitare una nuova scissione interna , anche per non rischiare di consegnare anche la Regione Marche alla destra leghista nel 2020 ( dopo il Comune ). Ma tant’è. Di certo altri esponenti invece, sia in ambito regionale che locale non si sono ancora espressi sul loro futuro politico, e magari stanno aspettando che le cose si definiscano ulteriormente. Contrari comunque alla mossa di Renzi si sono già dichiarati i vertici non ufficiali del Pd, come il sindaco di Pesaro Matteo Ricci ( “un errore enorme”) e il presidente della Regione Luca Ceriscioli, anche lui pesarese, che ha sostenuto si tratti di una decisione “non opportuna”, soprattutto per il tempo in cui è stata presa. E una decisione, diciamo noi che sicuramente metterà di nuovo in difficoltà Ceriscioli e tutti i dirigenti locali del partito, dopo che le acque sembravano rasserenate e si ci muoveva verso una probabile alleanza Pd-5Stelle anche su scala regionale, in funzione antisalviniana. Ma la politica di questi tempi corre, si sa e non aspetta che si producano le alchimie del passato. Senza considerare poi, cosa ne pensino davvero di questi movimenti trasversali i cittadini comuni, che hanno davvero altri e più seri problemi da risolvere. Soprattutto se sono disoccupati o sfollati per il terremoto. Ma quest0 è un altro mondo, quello di sotto.