Urbino omaggia l’incisore e pittore Renzo Scopa

Urbino – A 25 anni dalla scomparsa, la città di Urbino rende omaggio a uno dei figli più illustri della Scuola del Libro: l’incisore e pittore Renzo Scopa (Urbino 1933 – Città di Castello 1997), di recente protagonista della riuscita mostra antologica nel borgo Castello di Postignano, al confine tra Marche e Umbria.

«Immagini, figure, volti. Renzo Scopa nel venticinquennale della scomparsa» è il titolo della conversazione con Gualtiero De Santi, già professore ordinario di Letterature comparate all’Università Carlo Bo. L’iniziativa promossa dal Comune di Urbino e patrocinata dalla Provincia, in collaborazione con la Pro Loco Urbino e l’Archivio Renzo Scopa, è in programma venerdì 19 agosto, alle ore 18, al Collegio Raffaello, nella sala del consiglio comunale. Oltre alle tappe più significative  nella sperimentazione evolutiva dell’artista, nell’occasione si rimarcherà il legame profondo tra il pittore e il territorio, già suggellato dalla tavola visionaria ‘Urbino’ (1973-1994) donata dal figlio Saulo alla città nel 2012, oltre che dalla donazione dei 100 cataloghi di Renzo Scopa alle biblioteche della provincia voluta dai familiari.

 

LO SPERIMENTATORE – Sottolinea De Santi nell’introdurre l’iniziativa: «La prima immagine – in un senso diretto ma insieme figurale, metaforico – è quella della città d’origine e di formazione, Urbino, dove Renzo Scopa nacque nel 1933 e nel cui centro storico visse sino alla prima giovinezza, quando nel 1958 si trasferì a Città di Castello. A Urbino Scopa frequentò la Scuola del Libro, apprese dai suoi maestri le risorse espressive della calcografia e del disegno, ma elaborando da subito una visione che lo portava in un certo senso su un’altra strada e verso le sollecitazioni che arrivavano dal fermento in atto nel dibattito artistico di quegli anni. Ecco l’attrattiva per l’informale, il neo-cubismo, l’astrazione, e la messa in campo di tecniche miste a procedimenti che sovvertivano una visualità eletta qual era quella della scuola urbinate e degli urbinati in genere. Con un processo – mediato dal paesaggio e dalla tradizione umbri – che guidò Scopa alla volta di figure e di maschere che recuperavano un’arte sacra trapassata da tensioni espressionistiche. Via via sino a quella tecnica del Dripping, cioè della caduta di colore sul dipinto, vicina alle pratiche dell’Action Painting, ma sempre mantenendo una traccia figurativa nell’opera».

 

 

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