Ancona 20 marzo.- “Il decreto del Governo sull’impatto del coronavirus nell’economia è necessario e importante, ma delude profondamente le nostre imprese : ci saremmo aspettati più coraggio e risorse decisamente maggiori per le aziende, che in questo momento rischiano l’estinzione. ” Cosi il presidente di Confindustria Marche, Claudio Schiavoni, commenta le norme inserite nel “CuraItalia” varato dal Premier Conte per sostenere il sistema produttivo italiano colpito dalla nuova crisi. Delusi come Schiavoni, anche gli altri industriali della regione, che chiedono ulteriori azioni.
Spiega Domenico Guzzini, presidente di Confindustria Macerata : “E’ necessario che il provvedimento sia davvero solo il primo passo e vengano messe in atto in tempi brevissimi ulteriori azioni per affrontare le gravi conseguenze che questa emergenza determinerà sulle imprese e sull’economia del Paese. ”
Rincara la dose Mauro Papalini, Presidente della territoriale di Pesaro Urbino: “Le aziende si sentono abbandonate a se stesse e ancora una volta constatiamo con grande amarezza che lo stato non vede l’impresa come un bene comune e sociale che porta benessere diffuso per tutti. Il decreto è insufficiente anche per gestire una minima difensiva”.
Di futuro parlano anche Simone Mariani e Giampietro Melchiorri, rispettivamente presidenti di Confindustria Centro Adriatico e della Territoriale di Fermo: “Pensando al futuro, è necessario che si ragioni in maniera diversa a livello di credito, in particolare quando si parla di manifattura. Altri paesi europei come la Germania hanno già adottato politiche economiche mirate a sostenere realmente la filiera. Siamo tutti d’accordo che vada aperto il credito alle imprese, ma bisogna garantire i soldi all’ultimo anello della catena. Che per il mondo della moda, ma anche per il mobile e altri settori chiave della regione, è il negoziante. Garantirgli risorse con l’obbligo di pagare i suoi debiti, o meglio gli ordini e la merce che una volta prodotta gli è stata consegnata nei primi mesi del 2020. Questo garantirebbe all’azienda un incasso certo e le permetterebbe poi attraverso la cassa integrazione in deroga e il credito diretto di salvare i posti di lavoro e di continuare a comprare materie prime per far ripartire la produzione. ”.